non è successo niente

2019

Non è successo niente è un progetto fotografico di Claudia Gori e Margherita Nuti che si interroga sulla distanza con cui noi tutti guardiamo alla violenza sulle donne. Questa distanza ci rende miopi verso quello che ci accade intorno. La parola violenza ci fa provare rabbia, vergogna, paura e sdegno, prenderne le distanze è un attimo. Il progetto, diventato mostra, indaga questa distanza in un racconto visivo e lessicale.

Il racconto visivo vuole essere una finestra sul mondo maschile attraverso dei simboli che riconducono a storie personali di uomini maltrattanti.
Raccontare la violenza contro le donne dal punto di vista degli uomini maltrattanti significa cercarne le molteplici ragioni individuali, relazionali, sociali e culturali: la disparità di genere nelle relazioni, il tentativo dell’uomo di sanare un senso di inadeguatezza, la mancanza di autostima, il disorientamento e la smania di possesso che derivano dall’incontro con la soggettività della donna, la mancanza di consapevolezza di sé.

Tutte le sfere, le esperienze, le motivazioni dietro la violenza maschile sono unite da un unico filo rosso e non sono indipendenti l’una dall’altra.

Il percorso simbolico nella mente degli uomini che si traccia attraverso le immagini prende forma a partire dalle testimonianze raccolte da Alessandra Pauncz, presidente del CAM (Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti), all’interno del suo libro Da Uomo a Uomo; testimonianze e osservazioni volte a “instaurare una discussione con la segreta ambizione di spingere gli uomini a una riflessione e di suscitare una assunzione di responsabilità collettiva rispetto alla violenza sulle donne.”

Sono le voci di uomini che esplorano il rapporto con le compagne, con la violenza psicologica e fisica perpetrata e con la visione che hanno di sé nel momento in cui riconoscono i propri atti. Attraverso queste voci si creano visioni e metafore che vanno a disegnare un mosaico di immagini che vuole rivelare lo spazio vuoto in cui si alimenta la rabbia: uno spazio che si apre nel quotidiano, nella propria casa, nella propria famiglia, da cui è impossibile prendere le distanze.

In un susseguirsi di immagini tratte da titoli e articoli di giornale, il racconto lessicale vuole invece mostrare come le parole abbiano un potere fuorviante nella costruzione della narrazione sulla violenza contro le donne. Parole come amore, raptus, ossessione, gelosia sono oggi inaccettabili quando si parla di violenza di genere.

Non è successo niente lo dice l’uomo maltrattante che non si riconosce nell’atto violento. Non è successo niente lo dice la donna che ha paura e vergogna di essere giudicata. Non è successo niente sembrano dircelo i giornali, in una normalizzazione continua della violenza sulle donne.

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